I colori e le sfumature del talento
All’interno del mio lavoro, ho il piacere di collaborare con il settore giovanile del Tennis Club Caslano. Durante una recente serata informativa con i genitori, ho spiegato in cosa consiste la mia professione e quale sia il mio approccio con i giovani.
Al termine dell’evento, un genitore mi ha posto alcune di domande.
1. Da che età sia opportuno iniziare ad affiancare il mental coaching sportivo agli allenamenti
2. A cosa serve sostanzialmente?
Per quanto mi riguarda, in ambito sportivo, si può iniziare a parlare dell’aspetto mentale con il ragazzo/a dal momento in cui inizia a partecipare a tornei.
È in campo infatti che si inizia a sentire la pressione e lo stress del gioco, essenzialmente perché ci si confronta con l'avversario, il punteggio e la propria prestazione.
Durante gli allenamenti, si lavora sulla tecnica: palleggi, posizione, battuta, ricezione, schemi di gioco. Tutto serve per imparare la tecnica e potersi migliorare. Ma talvolta, durante il percorso, capita di trascurare la dimensione dell’atteggiamento; la concentrazione, la calma, il divertimento.
Questi sono gli aspetti che affronto con il giocatore. Definire il suo obiettivo personale. Scoprire quali risorse interne può utilizzare e mettere in pratica, per raggiungere ciò che si è prefissato. Imparare tecniche di concentrazione e rilassamento. Scegliere con quale atteggiamento vuole entrare in campo.
Parlando di gioco, allenamento e coaching abbiamo allargato la discussione, al coinvolgimento della famiglia, al rapporto figli/genitori e di quanto conta il sostegno, sia in campo sportivo come nella vita in generale.
L’importanza di essere genitori
Nella vita di tutti i giorni, anche noi genitori siamo focalizzati sul risultato e facciamo di tutto affinché i nostri figli possano raggiungerlo. Ma ascoltiamo e teniamo conto anche di ciò che loro provano, di quello che sentono, e del giudizio che subiscono ?
Come gestiamo le nostre aspettative nei loro confronti, non solo nello sport ma anche – per esempio - in ambito scolastico?
Quanti di noi genitori (me compresa) hanno iniziato sin dalle scuole elementari, a porsi domande del tipo “Sono pronti?”, “Ce la faranno?”, “Saranno bravi?”.
Cosa è giusto che un genitore faccia per il proprio figlio/figlia. Fino a che punto va aiutato con tutti i mezzi?
Due storie diverse, un unico messaggio
Voglio raccontarvi due storie di ragazzi in ambito sportivo che, pur essendo differenti, raccontano alla fine le due facce dello stesso messaggio. Due storie che ho vissuto in prima persona.
La prima è quella di un ragazzo estremamente talentuoso a giocare a calcio. Intorno ai 7/8 anni aveva già una tecnica di gioco impressionante. Lui e il pallone sembravano essere una cosa sola e così, ovviamente, le aspettative dei genitori erano alte e il comportamento del ragazzo era molto sicuro di sé.
Per anni è stato il prediletto degli allenatori e il ‘campioncino’. Ma quando è arrivato alle porte del gioco professionistico, non aveva la statura né il peso per competere. Non deve essere stato facile per lui (tanto meno per i suoi genitori) rendersi conto che tutti gli allenamenti privati e i provini fatti in squadre giovanili, non erano serviti ad arrivare alla carriera di giocatore professionista che si erano prefissati. Sono altrettanto certa che questa esperienza di vita gli abbia fornito molte competenze da poter sfruttare anche ambiti extra-sportivi e gli auguro di esserne consapevole e di poterle sfruttare.
La seconda storia invece è quella di un ragazzo che, amava sia giocare a calcio sia a basket. Per un periodo si è allenato in entrambi gli sport ma ad un certo punto ha dovuto scegliere e ha iniziato a giocare seriamente solo a calcio.
Fin dai primi passi, era evidente a tutti che avesse una spiccata visione e intelligenza di gioco, cosi come un tiro potente e preciso, ma non sapeva correre in quanto era molto alto e poco agile.
Non ha mollato per questo ed è rimasto fedele alle aspettative dei genitori, fino a quando il club non gli ha "consigliato" di giocare in una società minore.
Lui ha accettato il fatto, prendendo però il gioco come gioco. Così è maturato pian piano e ha lasciato al suo corpo il tempo di crescere e svilupparsi. Un atteggiamento che lo ha portato a giocare per molti anni, divertirsi e decidere infine che avrebbe comunque voluto riprovare a giocare a basket. Ha iniziato ad allenarsi in privato senza l'aiuto di nessuno, a fare un provino e ad essere preso nella squadra di categoria superiore. Il tempo, la serenità gli ha dato tutto ciò di cui aveva bisogno senza forzature e senza pressione.
Il coraggio di lasciar fare
Ho voluto raccontare queste storie che sono ovviamente solo degli esempi, perché la vita di ogni essere umano non è bianca o nera, ma è piena di colori e di sfumature. Noi non siamo tutti uguali e non possiamo pretendere dai nostri figli di essere esattamente conformi alle richieste della società odierna.
Non fraintendiamo: è importante e positivo tutto quello che possiamo offrire loro a livello familiare, scolastico, sportivo, artistico, comunitario. Ma al tempo stesso cerchiamo anche le sfumature, i colori e la leggerezza.
Lasciamo un po' di briglia sciolte, in modo che possano forgiare il loro carattere anche subendo dei ‘no’ e cadendo a terra a volte. Lasciamo loro un po’ di tempo per trovare la loro via e il loro talento.
Se non riusciamo a ‘prendere il treno’, forse significa due cose: che non è quello giusto e che ce ne sarà un altro più avanti. La destinazione infatti è importante per sapere dove vogliono arrivare, ma conta anche il percorso che fanno per arrivarci.
Le nostre risorse interne
Queste storie mi sono tornate in mente quella sera, al Tennis Club Caslano. Grazie alla chiacchierata avuta con quel genitore, ho potuto spiegare che io accompagno - chi lo desidera - proprio a cercare i propri colori, a far emergere il proprio talento e a sostenerlo nella ricerca del proprio obiettivo personale.
La passione per ciò che facciamo e la consapevolezza delle nostre risorse (alle quali attingere) ci può aiutare a navigare in questa società frenetica e veloce.
Il saperci fermare per guardarci dentro, per riconoscere i nostri mezzi e le nostre motivazioni è - in tutti i campi - ciò che ci permette di alleggerire la pressione e di avere, anche nei momenti di difficoltà, risorse interne personali per affrontare gli ostacoli, crescere, imparare e “che tu vinca o che tu perda, se hai imparato, avrai sempre vinto”
Paola Feltre